Inaugurato il Ponte “Genova San Giorgio” sotto l’arcobaleno

Francesco Provinciali –

Inaugurato il Ponte San Giorgio che unisce ponente e levante di Genova e la città al mondo.
Un capolavoro di tecnica e di laboriosità: 14 mesi ininterrotti di lavoro, 24 ore su 24 , a meno di due anni dal tragico crollo del ponte Morandi avvenuto il 14 agosto 2018. Una prova di orgoglio che rinnova il mito di Genova “ la Superba”, sotto la protezione di San Giorgio nome scelto dal Sindaco Bucci, uno dei tre artefici di questo miracolo italiano insieme al presidente di Regione Liguria Giovanni Toti e all’architetto Renzo Piano – genovese e senatore a vita con pieno merito- che l’ha pensato e disegnato con una prova di genialità senza pari.
Insieme a loro la gratitudine abbraccia e unisce tutti gli operai, i geometri, gli architetti, i tecnici che si sono prodigati senza sosta per edificare questo simbolo di riscatto.
Ma il primo pensiero mentre dopo il temporale sul Ponte San Giorgio spunta il magnifico ponte dell’arcobaleno, quasi a unire terra e cielo, il primo pensiero va alle 43 vittime e ai loro parenti che hanno incontrato il Presidente Mattarella in Prefettura ma hanno disertato la cerimonia di inaugurazione alla presenza delle massime autorità dello Stato, in segno di protesta per un evento tragico causato dall’incuria dell’uomo, ancora sotto inchiesta della Magistratura. Anche tutti gli sfollati meritano la nostra solidarietà. Sarò passato migliaia di volte sul ponte Morandi. Quel giorno mia figlia medico in un ospedale del centro città, aveva il turno di riposo. Lo percorreva tutti i giorni. Cosa vuol dire il destino, nel bene e nel male. Quella ferita è stata una pugnalata al cuore della città e non sarà mai dimenticata. Valgano allora le parole del Presidente Toti a riassumere il senso di una tragedia causata dalla negligenza umana e il valore di una prova di orgoglio e di riscatto, quale è stata la ricostruzione del ponte nuovo a tempo di record: “mai più” e “sempre così”.
Come a dire mai più errori e sempre così quando si deve ripartire dopo una tragedia.
Genova ha dato una lezione all’Italia, all’Europa e al Mondo. Il Sindaco Bucci – uomo apparentemente rude e di poche parole ma straordinariamente capace a governare la sua, la mia città – si è piazzato, metaforicamente, sotto il ponte in costruzione e non se ne è andato fino a quando non è stato finito.
“Genova per noi” dice una canzone cavallo di battaglia di Paolo Conte e Bruno Lauzi. Genova per noi è stato un esempio, una prova concreta , una lezione ( ai ciarlatani e agli affabulatori pieni di se’ ) che le cose si possono fare quando c’è serietà, impegno, competenza, concretezza.
Storicamente Genova e i genovesi – definiti mugugnoni e chiusi di carattere- sono sempre stati così: capaci, orgogliosi, superbi ma mai spocchiosi e fanfaroni. Poche parole e tanti fatti. Speriamo che le autorità dello Stato presenti su quel ponte nuovo e miracoloso abbiano imparato una doppia lezione: il rispetto per le vittime del crollo del Morandi
( paragonabili alle vittime delle stragi) e l’ammirazione per tutti gli uomini che con l’ingegno, la dura fatica, la determinazione, la volontà , la voglia di risorgere assumendosi delle responsabilità hanno dato una lezione di alto valore simbolico in un momento peraltro difficile e critico della Storia del nostro Paese.

La Redazione, nel ringraziare l’autore per il contributo condiviso, rende noto di aver ricevuto molti attestati di commozione dai lettori praesi anche per aver visto sui servizi televisivi nazionali  immagini del casello autostradale di Pra’.

6 Comments

  1. Articolo molto bello e intenso che descrive il carattere della città e dei suoi abitanti laboriosi e sempre pronti a rimboccarti le maniche senza far troppe parole inutili. Quando da una tragedia nasce la volontà di ripartire vuol dire che l’uomo è ancora capace di fare miracoli, che vita e ricordi ci commuovono , che i sentimenti danno la forza di andare avanti.

  2. E la gronda? Chi ha notizie aggiornate? Altrimenti ci risiamo daccapo con il carico dei container. Anche la pazienza di Bucci e c. ha un limite

  3. Se ripenso al ponte Morandi, fragile, maltenuto, senza manutenzione, con tutti i TIR che ci passavano e alla tragedia che è successa mi vengono i brividi ancora adesso.
    Questo San Giorgio dalle foto è tutta un’altra cosa e Renzo Piano resta una garanzia a vita.
    Però nei disastri si arriva sempre dopo e inizia la caccia ai colpevoli. Nessuno sarà colpevole, non si tratta di essere vendicativi ma chi ha perso la vita, i propri cari, la casa, è stato sfollato cosa dovrebbe fare?
    Non ci sono risarcimenti che valgano la vita.
    Su quel ponte non ci passerò mai più il dolore e la rabbia prevalgono su tutto.
    Non rinasce un bel niente. Si riparte da zero e va bene che stavolta abbiamo avuto persone responsabili che se ne sono occupate. !0, 100, 1000 Bucci e Toti, forever.

  4. Sono 40 anni che Renzo Piano fa l’architetto: perchè non si era pensato prima a lui?
    Ci voleva Bucci a chiamarlo sotto le macerie del Morandi, mentre l’Italia se lo faceva scappare lui costruiva miracoli di ingegneria e architettura in tutto il mondo. Perchè la Gronda è il male assoluto?
    Comunque l’articolo descrive bene ma come molti altri che ho letto.
    Mi colpisce che la redazione dica di essere stata subbissata da gente commossa per il casello di Prà in TV: non per il ricordo del crollo, non per questo miracolo che dovrebbe farci viaggiare sicuri.
    Mi sembra quasi una foa per dirla in genovese che i praini si sono messi a piangere per aver visto il casello autostradale di Prà in televisione. Quale programma ha dato queste immagini? Hanno sempre fatto vedere il crollo del Morandi e l’inaugurazione del nuovo ponte. Mi sembra una cosa cercata questa del casello di Prà, ripetuta ancora una volta: la storia è chiusa da tempo, o vogliamo tirarla in ballo ancora, non so.
    Mi sembra come il miracolo del sangue di San Gennaro che si liquefa ogni anno, la moltiplicazione dei pani e dei pesci, il Genoa che resta in serie A: in ogni salsa ci deve entrare il casello di Prà. Potevate evitare questa notizia della commozione. Chi ha raccolto questo sentimento in redazione non lo dite.
    Ma stavolta l’avete fatta fuori dal vaso: che abbiano telefonato piangendo per un casello autostradale che vediamo tutti i giorni mi sembra una forzatura che stona proprio con questa faccenda dell’inaugurazione.
    Mi sembra una fissazione, una frase fuori luogo.

    • Son d’accordo con te Nando. Questo era il ricordo del Morandi e la inaugurazione del San Giorgio. Il casello di Prà cosa c’entra?

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