
Giuseppe Bruzzone –
A seguito delle leggi razziali del 1938 gli ebrei stranieri rifugiati in Italia furono privati dei più elementari mezzi di sussistenza e privati del diritto di residenza sul suolo italiano, ma fino al 1943 la loro vita non fu in pericolo.
Per questo venne costituita il 1°dicembre 1939, autorizzata dal governo fascista l’associazione DELASEM acronimo di Delegazione per l’assistenza degli emigrati ebrei, fuggiti dai territori invasi dall’esercito nazista. Dante Almansi e l’avvocato civilista ebreo genovese Lelio Vittorio Valobra furono nominati alla guida con lo scopo ufficiale di aiutare i profughi stranieri internati in Italia e di facilitare l’emigrazione per loro.
Dante Almansi alla presidenza (Parma 1877- Roma 1949) fu di grande importanza: in quanto vice capo della polizia durante il primo governo Mussolini e consigliere della Corte dei Conti, egli conosceva bene, gli ambienti in cui avrebbe dovuto agire e gli uomini con cui trattare, con molti dei quali, suoi ex colleghi, aveva mantenuto ottimi rapporti. Nel 1922 fu promosso prefetto, nel 1938, fu messo in pensione per motivi razziali.
Lelio Vittorio Valobra (Genova 1900-1976), laureato in legge, fu volontario nella Prima guerra mondiale. Per anni consigliere dell’UCII (Unione delle Comunità Israelitiche Italiane) e poi vice-presidente, diresse la Delasem, continuando dopo l’8 settembre 1943 anche dalla Svizzera la sua opera. Fu il primo console d’Israele in Italia
L’aiuto fornito agli internati fu principalmente economico: lo Stato erogava a ciascuno di loro un modesto sussidio (6 lire al giorno) che l’ente integrava grazie ai fondi provenienti principalmente da Parigi e da istituzioni ebraiche internazionali ma anche dalla raccolta di fondi in Italia. Con l’entrata in guerra dell’Italia nel 1940, gli ebrei stranieri vennero confinati in 30 campi allestiti nella penisola.
Delasem aiutò più di 5 mila profughi ebrei ad espatriare. La sede era a Genova in piazza della Vittoria, grazie al porto e alla vicinanza con il confine francese, la città era la base logistica ideale per organizzare gli espatri e condurli a buon esito. l’organizzazione alla nascita contava su 27 referenti, uno per ogni grande città.
Il più famoso ‘delasemita’ fu il ciclista Gino Bartali, venne diverse volte a Genova da Firenze come corriere portando documenti e carte sotto la sella e nella canna della bicicletta. Nei primi mesi del 1942 la Delasem portò a termine una missione diciamo ora ‘impossible‘. L’ avvocato Valobra informato che a Lubiana in Slovenia i nazisti detenevano 53 giovani ebrei orfani, organizzò una spedizione che portò in salvo i ragazzi, li trasferì a Nonantola (vicino a Modena), ospitati poi in un grande edificio denominato Villa Emma. Dopo l’occupazione tedesca ‘i ragazzi di Villa Emma’ furono nascosti e aiutati a fuggire in Svizzera grazie alla collaborazione degli abitanti di Nonantola. Con l’armistizio dell’8 settembre 1943 la Delasem fu sciolta e costretta a operare in clandestinità; gli ebrei italiani e stranieri vennero perseguitati e deportati dall’Italia verso i campi di sterminio nel centro dell’Europa, più di 6mila cittadini italiani di religione ebraica furono tradotti ai i campi di sterminio. I collegamenti e il flusso di denaro tra la Svizzera (sostituì Parigi) e la sede di Genova non cessarono; ma Lelio Vittorio Valobra braccato, prima di fuggire in Svizzera, chiese all’Arcivescovo di Genova, Cardinale Pietro Boetto, di prendere in consegna l’intero archivio della Delasem. Il Cardinale non stette molto a pensare, disse al suo giovane Segretario particolare Don Francesco Repetto ‘Sono degli innocenti, sono in grave pericolo, li dobbiamo aiutare anche con nostro disagio’, così gli affidò l’eredità dell’intera missione dell’ente di soccorso ebraico. Ma chi erano i due prelati? Pietro Boetto Arcivescovo di Genova nacque a Vigone in provincia di Torino il 9 maggio 1871, da novizio entrò nella Compagnia di Gesù il primo gennaio 1888. Ordinato presbitero nel luglio 1901, passò i successivi trent’anni negli organi di governo dei Gesuiti, fino a essere ordinato nel 1935 Cardinale Diacono da Papa Pio XI, poi il 17 marzo 1938 Arcivescovo di Genova, ancor prima del funerale del suo predecessore, il cardinale Carlo Dalmazio Minoretti.
Nell’ultima fase della seconda guerra mondiale, il cardinale Boetto contribuì a salvare centinaia di ebrei dallo sterminio nazifascista e Il 25 aprile 1945, nella sua residenza di san Fruttuoso, trattò con il generale tedesco Günther Meinhold e le truppe partigiane genovesi, rappresentate dall’operaio Remo Scappini, la resa delle truppe tedesche che assediavano Genova: scongiurò così il rischio che la città fosse distrutta e la popolazione sterminata.
Morì il 31 gennaio 1946 in seguito a una grave crisi cardiaca, sepolto nella cattedrale di san Lorenzo di Genova. E il suo Segretario? Mons. Francesco Repetto, figlio di Paolo e di Arecco Paolina, nacque a Genova l’1 dicembre 1915. Fu ordinato sacerdote a Genova nel 1938. Dopo aver conseguito la laurea in Teologia Dogmatica a Roma dove conobbe Monsignore Giovanni Battista Montini (divenuto in seguito Papa Paolo VI), fu Segretario particolare del Cardinale Boetto dal 1940 al 1946. Ricevuta la missione dal suo Cardinale riattivò la struttura clandestina della Delasem; si adoperò con l’ aiuto di sacerdoti genovesi e fuori dalla Liguria a nascondere alloggiandoli presso conventi e privati, sia gli ebrei genovesi che quelli profughi giunti a Genova da altre città fornendo loro documenti falsi e ad organizzare la fuga verso la Svizzera, con l’ aiuto delle sorelle creò una propria organizzazione per la distribuzione di viveri, dando aiuto a più di 500 perseguitati, strinse amicizia con il rabbino capo di Genova Ruben Pacifici. Per l’attività di aiuto agli ebrei divenne ben presto un bersaglio dei repubblichini e dei nazisti, venne arrestato nel febbraio 1944, poi rilasciato, il Cardinale nel luglio del 1944 lo mandò ’in missione’ sulle montagne dell’ Appennino dove visse da clandestino, sotto falso nome fino all’ aprile 1945. Dopo la morte del Cardinale dal 1946 fu Professore di Teologia Dogmatica e Insegnante di religione nelle scuole statali; in Curia assunse diverse incarichi ecclesiastici,come Prefetto della Biblioteca Franzoniana. Collaborò con varie riviste e giornali cattolici. Don Repetto, il 17 aprile 1956, ricevette nel salone di Palazzo Ducale a Genova la medaglia d’oro delle Comunità Israelitiche Italiane. Nel 1963 venne nominato Monsignore e “Cameriere segreto” di Paolo VI. Morì a Genova il 14 ottobre 1984. I due sacerdoti eredi della Delasem salvarono centinaia di vite dallo sterminio. Per questo, nel 2018, entrambi sono stati inseriti nel novero dei ‘Giusti tra le nazioni dallo Yad Vashem, l’istituzione ebraica per la memoria della Shoah. È tradizione che nel Giorno della Memoria si ricordino anche i ‘Giusti tra le Nazioni’, tutti i non Ebrei che, a rischio della propria vita, salvarono gli Ebrei dalla Shoah. Chi viene riconosciuto “Giusto tra le Nazioni” viene insignito di una medaglia, riceve un certificato d’onore, diviene cittadino onorario dello Stato di Israele e gli viene dedicata la piantumazione di un albero nel Giardino dei Giusti, presso il museo Yad Vashem di Gerusalemme, che nella tradizione ebraica indica il desiderio di ricordo eterno. Dobbiamo ripercorrere la storia di quegli anni e fare memoria del terribile dramma, ma anche ricordare l’impegno di coloro che seppero vivere in quel tempo con umanità e speranza, scegliendo non essere indifferenti e di dare aiuto a di chi era oppresso.
– Oltre sei milioni furono gli Ebrei vittime dell’olocausto, di cui oltre più di seimila gli italiani.
La comunità ebraica di Genova contò 261 deportati nei campi di sterminio; solo venti fecero ritorno a casa. Ad oggi, sono stati riconosciuti oltre 20.000 Giusti tra le nazioni, tra cui 392 italiani.
Grazie per questo prezioso resoconto!
Il coraggio, la fede e l’umanità che sono state messe in campo in momenti così bui …andrebbero riscoperte e mobilitate anche oggi! Ne abbiamo molto bisogno per non dimenticare che siamo Uomini e non mostri!
Conoscevo solo superficialmente la DELASEM e grazie a questo resoconto ne ho, con enorme piacere, saputo di più con dovizia di particolari. Grazie Pino B. L’attività è l’opera della DELASEM e dei suoi interpreti rispecchia sia la ribellione alla mostruosità dei crimini nazi-fascisti che la battaglia da combattere a favore di tutti i deboli.
Una interessante pagina di storia locale molto toccante che non conoscevo, una storia di umanità di persone che in tempi bui non hanno esitato ad aiutare povera gente braccata da lupi feroci, rischiando la loro vita.
Grazie Giuseppe per aver fatto emergere questi avvenimenti.
Grazie dì cuore Giuseppe per questa bellissima testimonianza. Non conoscevo l’intera vicenda. È importante conoscere e tramandare questa parte della storia che purtroppo si studia troppo poco. Oggi continuano a soffiare venti tempestosi e questi ricordi ci confortano e alimentano la nostra speranza.